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Ragazzo di città
Traduzione di Alessandro Bocchi
Nel 1962, un giovane e sprovveduto White sbarca a New York.
È l’inizio di una storia, o di un “romanzo”, che dura ancora,
ma che ha i suoi passaggi più eccitanti e sorprendenti
negli anni Sessanta e Settanta. Allora la città era “così pericolosa
ed economica da poter accogliere gli artisti senza un soldo”.
Una città allo sbando e in bancarotta, pericolosa e sudicia.
Mucchi di spazzatura maleodorante restavano a marcire in strada
per giorni, nel 1977 un blackout generale provocò saccheggi
e arresti di massa, i newyorkesi fuggivano dalla loro stessa città
trasferendosi sulla mite costa Ovest. Pericolosa e libertaria,
sudicia e colta, la New York di quegli anni è il teatro della protesta
contro la guerra nel Vietnam, delle prime manifestazioni a favore
dell’ambiente, delle lotte femministe e infine del movimento
di liberazione omosessuale, inaugurato dalla rivolta di Stonewall,
nel 1969. “Una discarica a cielo aperto, con aspirazioni artistiche elevate”,
un laboratorio sociale e culturale, nel quale Edmund White ha modo
di conoscere e frequentare giganti dell’arte e della cultura
come Susan Sontag, William Burroughs, Bob Wilson, Elizabeth Bishop,
Jasper Johns, Robert Mapplethorpe, qui ritratti nella speranza
di contribuire a spiegare il rapporto tra il loro temperamento,
le loro ossessioni e la loro arte.
la lettera di uno di quei ragazzi di allora a tutti quelli che non ci sono più:
ecco com’eravamo, ecco com’era, questa era la nostra città.»