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La madre di tutti i dolori
Traduzione di Maria Scaglione
Nell’America degli anni ’50, attraversata dal benessere,
ma ossessionata dal possibile conflitto nucleare, ha inizio
la storia di una famiglia come tante. Una villetta
nel quartiere residenziale, la veranda, il giardino sul retro,
una Country Square e un’Impala nel parco auto, la Tv
che trasmette i telefilm dell’epoca, e le riviste di moda
sparse sul tavolino del salotto. In questa cornice “moderna”
riemerge prepotentemente “l’arcaico”: “Già allora sapevo
di appartenere a mia madre, proprio come Davis era di mio padre”;
la passione e il conflitto fra fratelli, in una replica straziante
della vicenda biblica di Caino e Abele e al centro,
“La madre di tutti i dolori”, una donna fragile, dall’umore mutevole,
dalla sensibilità non comune, ma dagli atteggiamenti violentemente
conformisti, che in famiglia alimenta il culto di se stessa.
È lei “Madre Nostra dei Messaggi Ambigui” a scatenare un nuovo
e drammatico conflitto che fin dall’infanzia coinvolgerà i figli:
l’eterna guerra fra maschile e femminile, fra desiderio e identità di genere,
che porterà Davis e il fratello a incarnare modelli e destini opposti.