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A cosa servono gli amori infelici
Alla vigilia del nuovo millennio, un uomo si ammala e deve subire
un delicato intervento chirurgico rinviato per un esame preliminare andato male.
Nella lunga attesa decide di non ricevere visite. Preferisce passare
il tempo leggendo e prendendo appunti per un ipotetico libro che non
ha mai trovato il tempo o la voglia di scrivere. Scrive anche tre lettere
fondamentali. A un suo collega d’ufficio. A un sacerdote che lo ha amato
e da cui è scappato. A un misterioso personaggio senza nome, una specie di alter ego,
vero o inventato, con cui ha creduto di parlare per tutta la vita.
In queste tre lettere l’uomo racconta incontri ed eventi fondamentali
nella propria esistenza, svela retroscena, e allo stesso tempo riflette
sulla storia del proprio paese: il mitico e mancato ’68, il lavoro odiato,
le contestazioni al teatro di parola alla fine degli anni Settanta,
i desideri fuggiti, gli amori infelici vissuti e suscitati,
la rivoluzione tecnologica. Un percorso accidentato, ironico, doloroso,
accompagnato da un dubbio: “Ho trascurato davvero la parte migliore della vita?”
in un libro al contempo complesso e inconsueto.»
di questo tardo inverno, A cosa servono gli amori infelici ha introdotto una nota di “buon umore”,
confermandomi il valore annunciato dello scrittore marchigiano.»