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Quando Chicco si spoglia sorride sempre
«Cosa mi ricordava Congedo ordinario quando l’ho scoperto?
Niente di già letto. Una voce nuova. Poi ci ripensai un po’.
E mi dissi: non c’è schermo tra l’autore e il libro,
tra i fatti che racconta e me. È una voce spoglia di artifizi,
una voce pura che ci parla di cose essenziali. Allora ho fatto
il nome di Sandro Penna e quello di Umberto Saba. Questo tipo di voce.
Una voce rara e familiare che commuove subito, perché parla
di gente semplice desiderosa d’incontri, incapace di viverli.
Ecco i suoi racconti adesso. E la famiglia letteraria viene confermata.
Quella dell’emozione diretta, quella dei drammi privati che rispecchiano
la durezza della storia. Ma la storia è, diciamo così, fuori campo.
Gilberto Severini non è uno che ci dica ‘Sono moderno’. Non ha bisogno
di dirlo per esserlo. I suoi personaggi sono al limite della coscienza.
Ragazzi che non vogliono sapere quello che cercano ma che
lo cercano lo stesso. Zitelle che pagano per sognare,
pronte a comprarsi ‒ accidenti! ‒ un ragazzo virtuale. Giovanotti tormentati
dal senso di colpa ma inevitabilmente innocenti. Severini ci scrive
una storia del sesso e del desiderio sognante tra le nuvole del cuore
immaturo attraverso i suoi racconti sconvolgenti di solitudine e di poesia.
Con due padrini maestosi e clandestini: il Saba di Ernesto e il Bioy Casares
dell’Invenzione di Morel.»
René de Ceccatty