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Santo mostro
Traduzione di Maria Baiocchi
«Rivedo i tratti improbabili di Clyde, che ride, inconsapevole
di tutto tranne che di suo figlio. Torno ad avere otto anni
e poi sei, e ben presto sono trasparente. Suo.»
Sul “promontorio ventoso” dei suoi cinquant’anni Clyde Meadows Deiman,
un rispettato professore universitario di lingue antiche, sposato
e padre di due giovani figlie, decide di raccontare l’episodio
che ha segnato la sua infanzia e la sua vita: a otto anni,
ha sorpreso la madre con il veterinario sul divano di casa,
spezzando così un equilibrio familiare fondato su omissioni
e bugie. Un percorso a ritroso nel ricordo in particolare
del rapporto con il padre, un uomo bruttissimo, ma anche la creatura
“più gentile che abbia mai abitato la terra”. Tutte le domeniche,
infatti, dai sei agli otto anni, il piccolo Clyde Meadows accompagna
l’amatissimo padre a distribuire le Bibbie nei motel più squallidi
del Nord Carolina – un espediente con il quale il padre consente
alla moglie di tradirlo – incontrando personaggi bizzarri, criminali,
adulteri, pedofili, e descrivendo un’America degli anni ’50 “che per
il fatto di essere più semplice – frontale come uno spettacolo di burattini
– era perfino più palesemente bizzarra di com’è oggi.” Ma l’idillio tra padre
e figlio, lontano dalle inquietudini e dai desideri di fuga della madre,
è scosso dalle voci e dai pettegolezzi che porteranno il giovanissimo “Testabionda”
a prendere una decisione dagli effetti drammatici e imprevisti.
Si ride (amaro) di una bislacca America anni Cinquanta e si solidarizza con il protagonista,
uomo bruttissimo e gentile, marito tradito, padre mitizzato e rimpianto.»
è un sunto delicatissimo del rapporto tra infanzia e maturità, innocenza e bontà.»